lunedì 14 maggio 2012

LA MESSA È FINITA

Photo: Martina Franceschi
Due? O forse tre? 
Quanti cucchiaini?
Quanti ne conti?   
Cinque. Cinque.
Cinque su dodici. Meno dei coltelli. Più delle forchette.
E i cucchiai?

Non lo ricorda. Non lo ricorda più.
Servizio da 12. N.48 posate. ROGERS DELUXE SILVER PLATE. Bagnato argento.
Venduto tutto.
Venduto tutto quel che ne rimaneva. Quei cinque cucchiaini, quelle tre forchette, quei nove coltelli e si, quei cucchiai.
Almeno sei anni fa.
Questo lo ricorda bene.

“Lucio!” ,chiamano. Non risponde. Non sta a lui. Qualcun altro, in strada: “Si?”.
Resta immobile. In ascolto. Rimanda l’orecchio all’ultima volta che si è sentito chiamare.
“Lucio!”   
Lei doveva essersi affacciata dal bagno. O forse dalla cucina.
No. Doveva essere il bagno.
Sceglie il bagno e compone il suo ricordo.
Ci infila a forza un odore e lo incastra in un dopo-pranzo domenicale; ma è un gioco che lo stanca presto.

È stanco.
La messa è finita, pensa. Vorrebbe alzarsi dal banco ed uscire, ma le comunicazioni ai fedeli, continuano a trattenerlo.
“Resta! Perché non resti un altro po’?”
 
Lui non sente, non risponde più.
Ha già ascoltato tutto, ha già risposto.
C’è stato il tempo per misurare il futuro e quello per esser di parola.

Lei se ne è andata. Lui ha capito e non rimarrà.
   
Ripetersi. Riproporre se stesso ancora. Tornare di nuovo su strade già battute. Iniziare ad asfaltarne delle altre. Continuare ad occuparsi di grandi opere ed infrastrutture.  Spandersi e riversarsi.

No. Il tempo che ancora ci sarebbe, non è più.

Non abuserà dei cerimoniali dell’andarsene. Non chiuderà dietro di se le imposte. Non assicurerà gli scuri.
Si congederà, senza arrecare  danno o dolore o rimpianto a nessuno.
 
Aggiungerà un post scriptum a piè pagina e ripeterà “Va bene, va tutto bene”.

                                                                          


(A Lucio Magri  19 agosto 1932 – 28 novembre 2011)
    
 
 

 



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